Riaprira’ a Firenze nel marzo 2009 il museo Bardini. Dopo quasi dieci anni di chiusura il ‘blu’ delle pareti tornera’ a fare da sfondo agli straordinari pezzi che il grande antiquario fiorentino Stefano Bardini aveva raccolto durante la sua vita e che poi aveva lasciato in eredita’ al Comune di Firenze nel 1923 dopo che mori’, perche’ diventasse il Museo della citta’. E riapre con due novita’: la sala del Porcellino, quello autentico realizzato da Pietro Tacca (al mercato attualmente c’e’ una copia) e la Sala del Marzocco dove verra’ collocato il Marzocco originale che stava sul frontone di Palazzo Vecchio attualmente custodito al Museo San Marco.
Per la riapertura sono stati fondamentali i 130mila stanziati dalla Giunta comunale con cui l’assessore alla cultura Eugenio Giani ha disposto la messa in sicurezza di tutti gli impianti e la collocazione delle porte frangifiamma. Ora il Museo tornera’ a splendere con i bellissimi pezzi che l’antiquario Bardini recuperava nelle chiese, nei palazzi, in tutta Italia. Pezzi unici come i crocifissi di scuola donatelliana e di scuola giottesca, la scultura di Tino Di Camaino della fine del 1200, di scuola senese, che raffigura una donna che allatta i suoi piccoli, le cassapanche, le madonne in terra cotta provenienti dalle botteghe di Donatello, Ghiberti.
E poi la collocazione delle opere, mai casuale perche’ Bardini metteva i suoi pezzi ricostruendo intere epoche di storia. Basta vedere la ‘chiostrina’ dove in pochi metri si va dalla romanita’ al periodo classico, fino ad arrivare alla meta del 1400. E poi il blu delle pareti scelto con cura a suo tempo da Bardini, un pigmento al quale la curatrice Antonella Nesi insieme ai suoi collaboratori sta lavorando per recuperarne le componenti chimiche e le dosi precise in modo da restituirlo al pubblico esattamente come voleva l’antiquario.